John Doing e François Bonjour danno vita a Venezia
a “wish &wash” una doppia
personale
a cura di Adolfina De Stefani in collaborazione con Erika Argiolas,
allestita
negli spazi espositivi della Galleria “cittadellarte” in San Marco 1958, Calle de la
Fenice VENEZIA.
La mostra a ingresso libero sarà visitabile dall'1 al 30 settembre, dal mercoledì
alla domenica, dalle 15.30 alle 20.00.
L'inaugurazione, con introduzione critica di
Barbara Codogno, si terrà il 9 settembre alle ore 19.00.
Scrive Barbara Codogno nel suo saggio critico che titola “Un Reliquario e un
Manoscritto Miniato”:
“Il titolo giocoso di questa mostra non deve trarre in inganno lo spettatore; lo
sciabordio sonoro che evoca “wish & wash” - così come sarebbe nella sua corretta
traduzione ( brodaglia ) se non fosse per quell'& a interromperne il senso – rimanda a
un'operazione concettuale che ha colti rimandi letterari, oltre che artistici.
A una prima lettura delle opere, infatti, potremo anche avvicinarci intuitivamente alla
corrente del ready made, tanto più che Doing quanto Bonjour partono da oggetti
intercettati nel presente per le loro riflessioni artistiche ( pagine di libri, garze, reti, etc
). Ma non è tanto il materiale a essere la chiave di volta per una lettura del profondo
di questi artisti, piuttosto il pensiero che ha animato il loro agire. John Doing nutre
grande attenzione – quasi bulimica – per le immagini. Le colleziona, le estrapola dai
dipinti, le ritaglia, le conserva come reliquie, poi le rimescola e alla fine le rianima
grazie alla video art. Nascono così video pop surreali. Lo stesso per la sua collezione
di “feticci”: sono silhouette create con reti, filo, garze. Rimandano alle statuine vudù,
il cui significato religioso, antico e profondo è legato a un corpus di dottrine sociali,
oltre che di una complessa cosmologia. In Doing è chiaro ed evidente, anche nella
complessità delle sue ceramiche, il processo di “disgregazione e ricomposizione”. Le
immagini che ritaglia si fondono insieme per crearne una nuova. Di fronte a una
miriade di immagini che non lasciano traccia, le nuove immagini di Doing escono dal
loro vuoto di senso e ci ritornano indietro, cariche di significato. L'operazione
condotta da Doing non può non farci pensare al nouveau roman. La corrente
letteraria rifiutava il personaggio (che per Doing è l'immagine) per focalizzarsi su
quelle caratteristiche della realtà che esulano dalla soggettività umana. La “scuola
dello sguardo” presupponeva una fissità fotografica. Così per Doing: l'immagine è
tolta dal suo contesto e ricreata per distoglierci dal suo contesto e riportarne a galla
l'autenticità. Che, ovviamente, è purezza d'artificio.
Per Bonjour il processo di ricostruzione semantica avviene su corde più esplicitamente
severe, quasi rigorose. Poche le concessioni alla bizzarria stilistica, piuttosto un
continuum di intenti e materiali nel segno di una “ri – Scrittura” del Verbo. Bonjour
propone infatti una riflessione sulla parola. A partire da pagine di vecchi libri, sulle
quali l'autore interviene innestando materiali, praticando cesure, bruciature, l'opera si
ricompone all'insegna di una nuova verità che emerge, anche in questo caso, da un
poetico accumulare e trasformare oggetti scomposti, prima distrutti e poi
riassemblati. Inevitabile il confronto con Fernandez Arman, anche se per Arman la
critica era forse più politica, mentre è evidente in Bonjour un'elevazione mistica,
giacché in questa sua particolarissima pittura è sempre la Sacra Scrittura il demone
del confronto, il rimando colto par excellence. Senza indugio potremo affermare che
le opere pittoriche di Bonjour appartengono al suo personalissimo Manoscritto
Miniato. Storicamente il manoscritto miniato, ovvero un manoscritto illustrato, è stato
sempre considerato un... dipinto. Traslando il senso nel contemporaneo, il
manoscritto miniato diventa il personale racconto dell'artista che su carta stampata
inserisce, sovrascrive, la sua precipua scrittura, fatta talora di sigilli che trattengono
segreti codici. La decodificazione letterale non è la direzione per interpretarne il
senso, piuttosto è nella commistione e stratificazione che l'opera d'arte trova la sua
compiutezza, consapevolmente, magnificamente estetica”.
Note biografiche:
John Doing è un viaggiatore. A 20 anni compie il primo viaggio in estremo oriente,
Giappone, Cina, Oceania e Stati Uniti D’America. Entra così in contatto e
approfondisce la conoscenza delle culture di quei mondi. La sua è una sorta di
formazione continua nel campo dell’arte: porta sempre con sé gli acquerelli e
riempie fogli di impressioni e riflessioni. L’aereo diventa l’ufficio, l’atelier. Dal 2007 si
appassiona all’informatica e intensifica il suo lavoro sui collage digitali, animazioni e
video, dedicandosi anche alla ceramica Raku e all’arte povera. Scrive poesie e
racconti e vive fra Lugano, Berlino e Milano.
François Bonjour è nato a Cham ( Zugo) il 29 agosto 1948, ma è originario di Lignères
(Neuchâtel),dopo il liceo artistico di Torino,si diploma presso la CSIA di Lugano in Arti
decorative e poi in Architettura d'interni.Presente nel Catalogo degli artisti
contemporanei svizzeri dal 1981 ed è membro attivo di Visarte. Vive e lavora a
Dino/Ticino.
Esposizioni personali e collettive in Musei e Gallerie in Svizzera e all'estero,come pure
opere in Musei e collezioni pubbliche e private in Svizzera e all'estero.
Da anni attiva nella compagine dell’arte contemporanea sia come artista che come
curatrice, Adolfina De Stefani, coadiuvata dall’Associazione Culturale “cittadellarte”
ha intrapreso una nuova importante avventura che direziona il raggio del suo
intervento organizzativo e creativo nel cuore di Venezia. Da aprile a novembre,
seguendo il calendario della Biennale d’Arte di Venezia, proporrà al pubblico una
serie di ricognizioni artistiche riunite sotto l’egida delle mirabilia della Wunderkammer.
In Galleria oltre alle personali di Doing e Bonjour anche opere di Francesca Lunardo,
Anja Mattila-Tolvanen, Adolfina De Stefani e Antonello Mantovani, Augustina Perez
Pellegrini, Andrea Tagliapietra.
Francesca Lunardo
Mi chiamo Francesca, vivo a Venezia e amo la ceramica, perché mi riequilibra
con me stessa. Ma alla fine è il calore del forno che deciderà il mio operato
fondendo colori al mio tocco affondato sulla creta. Le mie maestre mi hanno
insegnato, oltre alle tecniche di ceramica, l'armonia delle forme, la cura per la
precisione, l'amore per il bel fare e il rispetto delle mie capacità.
Nata a San Donà di Piave (VE). Nel 2000 si iscrive al corso di ceramica con
insegnante Loretta Noturno presso il laboratorio scuola di Treviso, successivamente
alla scuola di ceramica di Cadoneghe (Padova) con la professoressa Gabriella
Ruzzante. Questa esperienza le fa acquisire padronanza della materia e le permette
di trasferire in essa tutta la sua carica espressiva.
Anja Mattila-Tolvanen
Anja nelle opere presenti in galleria ha cercato di riprendere quelle piccole cose
che sono spesso impercettibili ma che fanno della vita una continua avventura.
Riflessi, luci, ombre, spesso opposti e complementari le une agli altri in una ricerca
continua di rapporto con la natura e con la spiritualità ad essa connessa. Per l’artista
non è tanto importante ciò che rappresenta ma che significato hanno e cosa
comunicano.
Anja Mattila-Tolvanen, pittrice, fotografa e poeta finlandese, ha al suo attivo diverse
mostre personali realizzate tra il 2009 e il 2011 a Pälkäne e a Kangasala e, in Italia, a
Gheroartè a Corsico in spazi espositivi pubblici e privati. Negli stessi luoghi ha
partecipato a simposi internazionali d’arte organizzati da European Cultural
Foundation.
Adolfina De Stefani e Antonello Mantovani
Il sodalizio tra i due performer e artisti contemporanei Adolfina De Stefani e Antonello
Mantovani nasce nel 2000 ed è caratterizzato da una sorta di nomadismo operativo
che li vede impegnati in una esplorazione parallela nei numerosi percorsi
dell’espressione artistica. Apprezzati esponenti nello scenario della cultura artistica sia
in Italia che all’estero,la loro espressione si articola attraverso la performance,
l’installazione e la ricerca multimediale, con particolare attenzione alle tematiche
attuali. Emergono con estrema chiarezza le azioni di carattere universale con
l’intento di favorire l’incontro del grande pubblico con i linguaggi contemporanei.
Augustina Perez Pellegrini
Nelle sue produzioni cerca di trovare un equilibrio contrapposto alla frenesia e agli
eccessi della vita contemporanea. In quest’opera un filo conduttore-continuo
rappresenta l’equilibrio che viene spezzato creando due realtà parallele che
ricercano l’armonia perduta. Nata a Buenos Aires, alimenta la sua passione per l’arte
tessile e la lavorazione artigianale dei tessuti fin da piccola. Formatasi al Centro
Argentino di Studi di Moda, si trasferisce a Madrid, dove inizia a collaborare con le
realtà di disegno indipendente della città. Partecipa attivamente al movimento di
Mail Art.
Andrea Tagliapietra
Il suo lavoro si sviluppa sull’indagare di ciò che l’essere umano porta dentro.
Percepire e mettere in evidenza il disagio spesso nascosto dietro la formale
apparenza; lo spettro dell’esteriorità, l’inappartenenza all’involucro-corpo, o ad una vita che ha una taglia diversa, troppo grande o troppo piccola, in cui non ci si sente
a proprio agio. L’artista sostiene che il rapporto che può esistere con lo spettatore
consiste nel metterlo davanti ad uno specchio in cui può ritrovare una parte di sé,
delle analogie debitamente celate. Osservare per osservarsi.
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