domenica 17 settembre 2017

RICERCA DEL MISTERO di Libera Carraro



RICERCA DEL MISTERO di Libera Carraro

 
2-17/9 2017
Inaugurazione sabato 2 settembre 2017 ore 18.30
Oratorio di Santa Maria Assunta | Via Rossignago 30038 Spinea | Venezia

Si inaugura sabato 2 settembre 2017, alle ore 18.30 presso l’Oratorio di Santa Maria Assunta SPINEA, nell’ambito del progetto PARADISUM THEATRUM – 
Ricerca del Mistero personale dell’artista Libera Carraro
a cura di Luciana Zabarella e Adolfina De Stefani, 
presentazione e testo critico a cura di Gaetano Salerno.

La mostra, visitabile fino a domenica 17 settembre 2017,  con il patrocinio del Comune di SPINEA (VE);

La mostra di Libera Carraro presenterà al pubblico una selezione di lavori centrati sul tema RICERCA DEL MISTERO.

Scrive il critico d’arte Gaetano Salerno a proposito del lavoro dell’artista nel testo Ricerca del Mistero: “ Porsi di fronte ai lavori di Libera Carraro - una selezione critica di pitture e sculture scelte per questa personale - impone un dialogo con un universo segnico immediatamente criptico e complesso, l’accettazione dell’analisi e delle difficoltà interpretative della realtà fenomenica alla quale l’artista ci conduce e attraverso la quale affronta il mistero della rappresentazione. Un viaggio nel mondi possibili della visione, alla ricerca di presunte verità che l’arte contemporaneamente è in grado di celare e svelare, istruendo un percorso di conoscenza che, come in questo caso, vuole giungere a una sintesi degli elementi primordiali la cui continua e reiterata unione o disgregazione scandisce il ritmo dell’esistenza, la sussistenza della vita stessa che l’opera racchiude e tende a rappresentare.
Nelle forme pittoriche che l’artista utilizza per colmare le grandi tele, talvolta pregne di sostanza cromatica e talvolta lasciate libere di rivelarsi su considerevoli porzioni del bianco dello sfondo così come nei tagli precisi dei lavori scultorei dalle superfici metalliche delineate talvolta da tagli netti e geometrici, talvolta fluidi e rotondi, emerge la sperimentale figurazione di un nucleo espressivo che manifesta, nella sua struttura rappresentativa più intima, soltanto uno dei potenzialmente infiniti stadi compositivi e aggregativi della materia; un mutamento costante, lento ma inesorabile, muove infatti questi lavori, non ancora determinati (né giunti a determinanti stati di quiete), sempre sospesi in una metamorfica transizione.
Ciascuna pittura e ciascuna scultura, privata dei principi rassicuranti e appaganti della definizione, esprime una verità profetica e divinatoria, un mistero da ricevere e da intendere come uno dei molteplici stati interpretativi del reale dal quale distillare un senso primigenio e iniziale che Libera Carraro persegue da tempo attraverso una plurilinguistica e articolata ricerca che, prendendo a prestito le parole consegnate da Eraclito all’Oracolo di Delfi, “non dice né nasconde, ma indica”.
E, all’interno di un cerchio misterico accentuato dal particolare allestimento di questa mostra, è condensato il noumeno di un lungo cammino culturale; scandito da pensieri e ragionamenti divenuti materie tangibili (le iperboliche e colorate produzioni pittoriche, tecnica mista su tela, giustapposte e alternate alle scarne ed essenziali produzioni scultoree in ferro e fil di ferro) l’iter espositivo appare simile a un antico mystérion, un culto cioè rappresentativo, arcano e segreto, di natura iniziatica, attraverso il quale comprendere e spiegare la natura dell’Universo e intravedere le sue regole armoniche.
L’anima intrinseca della materia si libera perciò dalla sua forma stereotipata e codificata, rinuncia alla quiete dell’immediato svelamento che regola la visione e la composizione attraverso la messa a fuoco del soggetto, per dare origine a gesti pittorici e scultorei retti da automatismi emozionali che rendono naturale il passaggio tra res cogitans e res extensa e consentono al pensiero dell’artista di fluire oltre la gabbia raziocinante della posa e della linea per divenire pura azione, tra linguaggi formali e informali che restituiscono inalterata la forza propria degli elementi, rievocandone un valore enunciativo, mai puramente descrittivo [...].
[...] Le quattro piccole sculture metalliche (tratte da una vasta e complessa ricerca) invadono lo spazio espositivo con la loro enigmatica pesantezza strutturale per alludere invece a incorporei e riflessivi voli dell’animo, spronandoci a ripercorrere gli eventi della nostra esistenza adottando una duplicità di vedute (come duplice appare sempre la loro natura che dalla bidimensione passa repentinamente alla tridimensionalità), necessaria per iniziare un percorso conoscitivo entro il mistero che ciascun’esistenza racchiude, fino a comprenderne l’aura magica oltre le loro limitanti barriere superficiali, luminose e opache, percorse da segni iconoclasti.
I lavori pittorici invece alludono a una concretezza
spiccatamente fisica e temporale: Verso l’autunno, Stella cadente, Il vento accarezza, Il verde illumina, riconducono l’analisi del reale a dati certi e inconfutabili, ricordando allo spettatore che la conoscenza del sé inizia dal particolare (frattale di una realtà immensa della quale noi stessi siamo elementi commensurabili) prima di estendersi e rivolgersi all’assoluto, nello spazio cioè in cui la materia si dissolve nella luce (Il miraggio che abbaglia) e il mistero (al quale allude il lavoro dell’artista) si svela in Emozioni liberate, Rapsodie e Ritmi vitali, beneficiando di Godimenti planetari, alla riscoperta delle Meraviglie del vivere, a quell’Attimo di vita che, oltre l’ignoto delle nostre esistenze terrene, diviene eterno [...].
[...] Ecco allora che ciascun lavoro di questa breve ma significativa selezione appare come parte di un’unica e diffusa struttura che condensa sia l’assolutezza dell’uno sia l’interdipendenza con l’altro; e ciascun lavoro si annulla e si completa ed esiste nella sua forma riflessa, rappresenta un capitolo di un’illimitata narrazione che ciclicamente consente a questi pensieri (così come alle strutture vegetali che riproducono) di gemmare e di individuare nuovi, potenziali mondi intellettivi ed espressivi la cui misteriosa natura racchiude già in sé illuminanti spunti conoscitivi, apparentemente indecifrabili, in realtà facilmente intuibili, come nella metafora dell’elemento floreale e del suo mistero strutturale, tra le cui pieghe l’artista sembra saper intravedere il senso del tutto”.
Libera Carraro, nel 1979 inizia l’attività espositiva. Il suo percorso artistico è contrassegnato da una costante esigenza di confronto con diverse possibilità espressive, con tecniche eterogenee, unitamente ad una poliedrica varietà di interessi che la porta frequentemente all’ estero, all’incontro con diverse personalità dell’arte e del restauro. Significativa in particolare è l’assidua frequenza di Emilio Vedova che le additano la strada per una sicurezza di gesto e segno sulla scia delle geometrie nere vedoviane; così pure l’incontro con la pittura sperimentale di Mario Merz le apre il mondo degli assemblaggi materici.
Il suo percorso espressivo si accompagna ad una intensa attività espositiva nonché alla partecipazione alla nascita ed alla vita associativa di diversi organismi.



STRISCE e ROTOLI ... STANZE con BOSCO di Nelli Cordioli

  
23/9 - 8/10 2017
Oratorio Santa Maria Assunta ore 18.30 Via Rossignago 30038 Spinea | Venezia

STRISCE e ROTOLI ... STANZE con BOSCO di Nelli Cordioli
Si inaugura sabato 23 settembre 2017, alle ore 18.30
presso l’Oratorio di Santa Maria Assunta SPINEA, nell’ambito del progetto PARADISUM THEATRUM – 
STRISCE E ROTOLI ... STANZE con BOSCO personale dell’artista Nelli Cordioli
a cura di Luciana Zabarella e Adolfina De Stefani, testo critico a cura di Claudio A. Barzaghi.
La mostra, visitabile fino a domenica 8 ottobre 2017, è organizzata da cittadellarte con il patrocinio del Comune di SPINEA (VE);

La mostra di Nelli Cordioli presenterà al pubblico una selezione di lavori centrati sul tema STRISCE E ROTOLI ...STANZE con BOSCO.

Scrive il critico d’Arte Claudio A. Barzaghi a proposito del lavoro dell’artista : Come canta il poeta: “polvere. In qual direzione io caccerò la polvere?”.
Materia su materia per ricreare non il mondo ma un mondo. C'è chi in arte le cose le riproduce, e chi per conoscerle nella loro essenza più profonda le ricrea con energia e consapevolezza del fatto che l'unico modo per farlo è rimettere in moto il caos primigenio. Così, tanti frammenti separati da un iniziale atto di forza - e non più nostalgici della integrità originaria tuttavia perduta - si danno un nuovo appuntamento sulle tele di Nellì Cordioli, per ritrovarsi lì dove possono rivivere una seconda volta, avere una nuova chance, e fare parte di un rinnovato “tutto”.

Nonostante la componente magmatica e turbinosa, questa non è certo arte cinetica, e ciononostante riesce a cogliere non la staticità di una realtà oggettiva, che non esiste come tale, ma il suo continuo farsi e disfarsi, l'istante sempre nuovo di quell'eterno trapasso che costituisce il momento vitale. Quale esito migliore di un rotolo che si srotola e svela il suo arcano contenuto? Già nel Giudizio Universale di Giotto nella Cappella Scrovegni alcuni angeli sono intenti a riavvolgere (o svolgere? in pittura non si può dire con assoluta certezza se non grazie al testo di riferimento) il cielo giunto al suo termine, come scrive Giovanni nell'Apocalisse: “Il cielo si ritirò come un volume che si arrotola”, ma qui in questo oratorio possiamo tirare un sospiro di sollievo, lo stesso elemento, il rotolo, non annuncia una fine ma gioca in modo differente, qui il contenuto si dipana, rivela, mostra. non chiude e non allarma, anzi: è un immaginare l'entropia dello spazio e del tempo in un'icona della fine che sancisce invece un fare e rifare.
Un altro mondo, appunto! Il cui esito formale non può che essere l'informe e il suo nobile riferimento artistico l'Informale (ma non all'insegna dell' hic et nunc). Nessuna forma certa, al dunque, solo densità di materia perché di materia è fatto il mondo in arte e dalla materia trae nutrimento e forza. Colorato, certo, ma senza timore reverenziale per il bianco, nel senso che non solo Nellì non lo teme (chi non conosce il

paralizzante panico da tela bianca o da pagina intonsa?) ma anzi lo sfida apertamente, riproducendolo cromaticamente puro seppur popolato, appunto, di grumi e densità.
Dove ci conduce al fin l'arte della Cordioli? Chissà... però non propriamente qui e non proprio ora.
Nellì Cordioli vive e lavora a Padova dal 1986. Frequenta la scuola di grafica e l’Accademia di Venezia, e a Padova frequenta un corso di affresco. Al suo attivo mostre personali e rassegne in Italia e all’estero. Per alcuni anni il percorso artistico corre parallelo all’attività di insegnante, privilegia la struttura fortemente materica nelle opere. Carte, tele, legni, incisioni, installazioni segnano tappe di un iter volutamente sempre ridefinito.

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