domenica 29 agosto 2021

IRONIE E UTOPIE di Adolfina de Stefani e Antonello Mantovani


scrive Francesca Brandes giornalista, saggista e curatrice d'arte

Penso al rinoceronte di Pino Pascali e alla confessione dell'artista a Carla Lonzi, apparentemente ingenua, ma profonda: "Quella bestia lì, oltre ad essere un rinoceronte - bofonchiava tra i denti - è una forma che ho cercato per non cercarla". Ci ripenso, nell'accompagnare le opere (uniche, di coppia, plurime) di Adolfina de Stefani e Antonello Mantovani.

Adolfina e Antonello e la loro ironia

La loro esposizione veneziana, a VISIONI ALTRE, in campo del Ghetto Novo, ci ha tenuto con il fiato sospeso per un mese, nella città agostana che ha ripreso a ruotare, senza riprendersi spazi di verità e di gioia. Tranne rare eccezioni, appunto.

La poesia nelle loro opere

Perchè le opere di Adolfina e Antonello contengono sempre un germe di poesia, un'onda di meraviglia. Fanno sperare nella capacità dell'arte di ridare un senso alle cose, di cambiare segno al trauma che abbiamo attraversato, di offrire forza laddove i diritti (e la bellezza) sono calpestati quotidianamente, attraverso un linguaggio che non conosce confini.

La bravura di Adolfina e Antonello

Ricondurre al contesto un simbolo (sia l'abito o il cappello martoriati dagli spilli), scavando oltre la superficie, significa acquisirne la sostanza, semplicemente, senza proclami. Qualcosa che non è solo denuncia, ma appare anche connotato da un'intrinseca (e benedetta) levità. Come in Pascali, la forma cercata per non cercarla costituisce la miglior forma di consapevolezza.

Adolfina e Antonello coppia anche nella vita

Il pensiero di questi due artisti, coppia anche nella vita, performers di straordinari inventiva ed impegno, è forse più legato all'iconico che al semantico. Procede per immagini: alberi in trasparenza sospesi in lastre di plexiglass, rimandi infantili dove il bianco è paesaggio di memoria, scatole da cui traspaiono pupille e palpebre. Credo da molto che una dilatazione delle nostre capacità immaginifiche - sia percettive che creative - debba passare per l'attivazione di modalità inedite: ecco, l'arte di Adolfina de Stefani e Antonello Mantovani, consente appunto lo scarto, salvifico, tra utopia ed ironia (e viceversa).

La diversità unisce

I due sono speculari, ma non necessariamente simmetrici: sarà perchè ogni creatività, con i suoi impulsi espressivi, agonistici, ludici, per rivelarsi ha bisogno della presenza dell'Altro staccato da sè, di un antagonista che può divenire partner. Per consapevolezza, si è detto, e per volontà.

Il risultato

Ciò che ne risulta, piuttosto, è una formidabile sincronia: Nel recupero dell'elemento fantastico, la mostra Ironie e Utopie, a cura di Valentina Licci, con un bel testo critico di Barbara Cappello, è folgorante e realistica ad un tempo. Si tratta di un evento corale, un continua scambio di battute tra i due agenti-agiti e con lo spettatore. Poi, il dialogo si fa labirintico, ondivago, una totale immersione nel vissuto dell'arte, nei pensieri e nei processi del fare, persino nel cuore delle relazioni.

Adolfina e Antonello e il "tu"

Il "Tu" nella coppia de Stefani - Mantovani, è qualcosa di più di un destinatario: rappresenta il congegno che fa saltare l'ordine delle cose, innescando un moto rivoluzionario. La strategia è sovversiva: discutere le vie dell'ascolto e, allo stesso tempo, provocare la propria metamorfosi. Non si tratta di un'alterità neutrale. Il Tu viene all'opera, e il frutto appare all'improvviso. La forma cercata per non cercarla: i piedi autoritratto, ad esempio, il bianco, il nero e il rosso.

Il tu-io-noi, inoltre, non ha un corpo unico, ma condivide con i corpi un tratto essenziale, la nudità. Dello spirito, della carne. Per questo racconta qualcosa che ci riguarda intimamente. si fa riconoscere solo da chi accetta di mettersi in gioco; è spazio interrogante che rompe l'isolamento.

Adolfina Antonello e il passaggio

Solo attraverso questo passaggio, quasi un rito di iniziazione, si può ripensare alla natura umana come risultato di questa presa di coscienza. Tutto sta nella minima sfasatura dei linguaggi, nelle pieghe dell'immagine; incontrando l'insondabile, nei vuoti come corone di pausa, riannodando i fili della memoria: fino a far scaturire il monopattino, le scarpette di bimbo, il profilo dell'albero in inverno. Giocando, vivendo (seriamente utopici) e rischiando, Adolfina e Antonello fanno miracoli di senso.




Albero
serigrafia su lastra di plexiglass cm 50x50

Acheologia Contemporanea
fusione con cera d'api cm 30x40x5

Dama bianca
scultura in panno e gesso con spilli cm 30x30x15

i due artisti davanti all'opera percorsi dell'anima

Visione d'insieme

L'Attesa
olio su tela cm 100x100

Melagrane
immagini fotografiche su acetato incorporate su lastre di plexiglass cm 10x10x6

Doppio Senso
immagini fotografiche su acetato incorporate su plexiglass cm 20x15x6

Percorsi dell'Anima
tecnica mista su tela cm 100x100

Quercus Ilex 2009
stampa ad inchiostro nero su plexiglass cm 190x100

Sole 2002
disco di metallo con interventi a foglia d'oro e vetro cm 30x30

Vedere Attraverso
vasca di plexiglass con immagine fotografica su liquido trasparente e cera d'api cm 40x40

Visioni d'insieme

Visione d'insieme