La vita deve obbedire a due necessità che, per essere opposte tra loro,
non le consentono né di consistere durevolmente né di muoversi sempre.
Se la vita si movesse sempre, non consisterebbe mai:
se consistesse per sempre, non si moverebbe piú.
E la vita bisogna che consista e si muova.
Dott. Hinkfuss (Luigi Pirandello, Questa sera si recita a soggetto)
Life must obey two that need to be opposed to each other,
do not allow it to consist of either permanently or move forever. If the life that moved always, there would never:
if it consisted forever, it would move more.
And the life you have and which consists moves.
Dott. Hinkjuss (Luigi Pirandello, Tonight we improvise)
Gaetano Salerno
ALL and ALL è il riassunto di due vite artistiche; o, più propriamente, la sintesi di due vite distinte che divengono una, come quando due corsi d’acqua,serpeggiando indipendenti attraverso le asperità di un territorio scosceso, convergono, giunti a valle, verso un epilogo comune – non predeterminato - ampliando le proprie portate e sommando le proprie correnti. Adolfina De Stefani e Antonello Mantovani, pittori, scultori e performer,hanno saputo trasferire nella sfera dell’arte la stessa complicità e intesa espressiva raggiunta nella quotidianità e nell’osservazione del quotidiano, dando vita a una profonda ricerca - individuale e sinergica - condotta con rigore sui temi dell’esistenza e della spiritualità, testimoniata da una raffinata e copiosa produzione di dipinti, oggetti scultorei e installativi e interventi performativi e teatrali attraverso i quali riconsiderare e interpretare, nell’azione diretta del corpo (e non solo nella visione e nelle immagini che di quest’articolato viaggio artistico assumono oggi il valore critico di puntuale documentazione visiva), un complesso pensiero filosofico e speculativo. ALL and ALL è l’epigenesi di un’azione semplice e immediata che nel fare arte intravede i principi primi della vita, l’esigenza cioè di semplificare e comprendere la ragione dell’esistenza; ALL and ALL è l’essenza dell’essere distillata in atti creativi che ne segnano il passaggio, sommando linearmente le esperienze e i vissuti dei due artisti fino a tracciare un multiforme e fitto intreccio di trame, sovrapposte come i rami di un albero e come i costrutti esistenziali che contaminando si lasciano contaminare dagli eventi, modificandosi organicamente esprimono una ricerca reiterata e necessaria per non disgiungersi dalla contemporaneità della propria storia, per riassumere e rielaborare con valore esperienziale i dati raccolti durante il lungo cammino e sommarli in nuove verità, talvolta assolute e talvolta parziali, necessarie per illuminare il tratto successivo di questo cammino. Così l’azione semplice che giace sulla tela e rappresenta primariamente l’osservazione delle complessità ridotte all’immediatezza, raccoglie e cataloga i tentativi di riduzione delle asimmetrie tra sfere dell’Io, la coesistenza delle tesi e delle antitesi, l’unione delle più evidenti forme di realtà e dei più inaccessibili misteri orfici, in un progetto la cui tensione comunicativa si fonda sulla coesistenza degli estremi, ponendo in dialogo l’innocenza utopica di Alice (uscita dal paese delle meraviglie) e stagliata sul nonfinito pittorico di un mondo in lento disfacimento e l’evidente e fotografica brutalità dell’umanità stereotipata nei propri vizi, nei quali specchiarsi e riconoscersi. Un dialogo tra Adolfina e Antonello che diviene più fitto, le cui pause spingono l’analisi di ciascuna ricerca ben oltre il dato visivo, lontana da una risposta dogmatica che la tela
se consistesse per sempre, non si moverebbe piú.
E la vita bisogna che consista e si muova.
Dott. Hinkfuss (Luigi Pirandello, Questa sera si recita a soggetto)
Life must obey two that need to be opposed to each other,
do not allow it to consist of either permanently or move forever. If the life that moved always, there would never:
if it consisted forever, it would move more.
And the life you have and which consists moves.
Dott. Hinkjuss (Luigi Pirandello, Tonight we improvise)
Gaetano Salerno
ALL and ALL è il riassunto di due vite artistiche; o, più propriamente, la sintesi di due vite distinte che divengono una, come quando due corsi d’acqua,serpeggiando indipendenti attraverso le asperità di un territorio scosceso, convergono, giunti a valle, verso un epilogo comune – non predeterminato - ampliando le proprie portate e sommando le proprie correnti. Adolfina De Stefani e Antonello Mantovani, pittori, scultori e performer,hanno saputo trasferire nella sfera dell’arte la stessa complicità e intesa espressiva raggiunta nella quotidianità e nell’osservazione del quotidiano, dando vita a una profonda ricerca - individuale e sinergica - condotta con rigore sui temi dell’esistenza e della spiritualità, testimoniata da una raffinata e copiosa produzione di dipinti, oggetti scultorei e installativi e interventi performativi e teatrali attraverso i quali riconsiderare e interpretare, nell’azione diretta del corpo (e non solo nella visione e nelle immagini che di quest’articolato viaggio artistico assumono oggi il valore critico di puntuale documentazione visiva), un complesso pensiero filosofico e speculativo. ALL and ALL è l’epigenesi di un’azione semplice e immediata che nel fare arte intravede i principi primi della vita, l’esigenza cioè di semplificare e comprendere la ragione dell’esistenza; ALL and ALL è l’essenza dell’essere distillata in atti creativi che ne segnano il passaggio, sommando linearmente le esperienze e i vissuti dei due artisti fino a tracciare un multiforme e fitto intreccio di trame, sovrapposte come i rami di un albero e come i costrutti esistenziali che contaminando si lasciano contaminare dagli eventi, modificandosi organicamente esprimono una ricerca reiterata e necessaria per non disgiungersi dalla contemporaneità della propria storia, per riassumere e rielaborare con valore esperienziale i dati raccolti durante il lungo cammino e sommarli in nuove verità, talvolta assolute e talvolta parziali, necessarie per illuminare il tratto successivo di questo cammino. Così l’azione semplice che giace sulla tela e rappresenta primariamente l’osservazione delle complessità ridotte all’immediatezza, raccoglie e cataloga i tentativi di riduzione delle asimmetrie tra sfere dell’Io, la coesistenza delle tesi e delle antitesi, l’unione delle più evidenti forme di realtà e dei più inaccessibili misteri orfici, in un progetto la cui tensione comunicativa si fonda sulla coesistenza degli estremi, ponendo in dialogo l’innocenza utopica di Alice (uscita dal paese delle meraviglie) e stagliata sul nonfinito pittorico di un mondo in lento disfacimento e l’evidente e fotografica brutalità dell’umanità stereotipata nei propri vizi, nei quali specchiarsi e riconoscersi. Un dialogo tra Adolfina e Antonello che diviene più fitto, le cui pause spingono l’analisi di ciascuna ricerca ben oltre il dato visivo, lontana da una risposta dogmatica che la tela
non è in grado di fornire, casomai occultare tra gli elementi, uniformati
dal bianco ed evidenziati da pochi altri colori quali il rosso e il nero,
la cui valenza percettiva convoglia l’attenzione selettiva verso punti
convenuti nei quali è infravisibile il testo narrativo di questi canovacci
domestici. Pronta, sotto gli occhi di tutti, l’esigenza di un ritorno alla
Natura (la ricerca cioè di una redenzione biologica in risposta alle
transitorie e discordanti conflittualità della psiche) enunciata da pochi
e significativi elementi; l’albero, l’acqua, il fuoco, la cera, il sangue per
richiamare un germe iniziatico promulgandone l’intensità oltre l’effimera
durata degli strumenti organici di cui dispone per crescere e individuare
la propria morfologia sempre incerta perché dovuta a troppe variabili
sociali e culturali. Emergono spesso – per quanto accuratamente
svuotati della valenza citazionista – gli assunti di Joseph Beuys frammisti
alle teorizzazioni di Richard Wollheim, attraverso i quali ricondurre
l’analisi istintivamente all’oggetto inatteso, inserito in un contesto altro
per risvegliarne la spiritualità iconica liberandolo dal peso della materia
e, attraverso esso, mutuare l’idea in ideale e rendere ciascuna azione
critica simile a preghiere per iniziati; spingendosi poi oltre, per fornire una
personale rielaborazione di un linguaggio artistico povero in virtù della
quale però adesso le forme divengono attitudini e l’azione fluxus diventa
esemplificativa all’atto della sua manifestazione, indipendentemente
dal raggiungimento di uno scopo terminale. Ogni atto performativo è
ponderato e ricercato eppure nell’esecuzione del gesto s’intravede la
forma embrionale di un’idea il cui sviluppo analitico ricalca il dipanarsi
empirico della vita stessa lungo segmenti sconosciuti (il sentiero
diacronico che conduce dall’infanzia, al viaggio, alla scrittura) e la
medesima tensione adattiva di un corpo allo sconosciuto spazio reale
del mondo, per sconfiggere le paure, per lacerare ogni forma di violenza
e mutarla in una riflessione estetica – a tratti utopica – finalizzata alla
cauterizzazione delle ferite intellettuali e alla proposta di nuove forme di
coesistenza pacifica e armonica tra uomo, ambiente e storia. E ogni atto
performativo è anche e soprattutto la somma di battiti e respiri, teatro
nella vita o vita nel teatro, ben consci che la risultante della somma
di azioni semplici è un romanzo complesso e l’arte non è solo un atto
catartico, piuttosto conoscitivo e indagativo; le pieghe delle barchette
di carta con le quali Adolfina rievoca la spensieratezza infantile o le
increspature delle superfici cerate o patinate di Antonello che alludono
alla fragilità congenita di ogni struttura vivente all’apparenza solida e
incorruttibile rappresentano, allo stesso modo, le rughe dell’epidermide
segnata dalla fatica (intesa come valore) dell’errore e dell’autocorrezione.
Le pieghe e le increspature sembrano così per un attimo lasciare
intravedere una verità che mai totalmente affiora, rimanendo prigioniera
di questi lavori e conferendogli un’aura luminosa e mistica; un segno
minimale e impercettibile che si concretizza sulle vaste porzioni candide
della tela o della parete e s’inserisce leggero nel vuoto degli ambienti del
giardino riempiendo, senza mai saturare né realmente determinare, il sito
espositivo con rispetto e sacralità, conducendo lo spettatore allo stesso
compunto riserbo e rispetto che si richiede nell’affrontare sacri dogmi, un
gesto cioè fiducioso e fideistico.L’eleganza formale che contraddistingue
il linguaggio di entrambi gli artisti cela le sofferenze latenti, congelandole
nell’attimo in cui la vita intercetta l’arte e ogni dettaglio, anche il più
minuto,diviene fondamentale per pervenire all’insieme,per rinvenire il filo
logico tra porzioni di vita unite dal doppio legame della linea del tempo
e degli affetti, come se nell’equilibrio precario tra oblio della tragicità e
rimembranza del sentimento possa esistere l’unica dimensione possibile,
in eterno. L’atto performativo sembra voler così rimettere in gioco le
nostre potenzialità inespresse, riportando la nostra presenza passiva
nel luogo e nel tempo in cui tutto accade o, paradossalmente, è già
accaduto e alludere alla dualità di un’esperienza unica eppure infinita,
finalizzata a garantire la sopravvivenza dell’opera d’arte, come sostiene
Luigi Pirandello attraverso le parole del dottor Hinkfuss, rimuovendola
dalla fissità della sua forma, sciogliendo questa sua forma dentro di noi in
movimento vitale, dandogli noi la vita, di tempo in tempo diversa e varia
dall’uno all’altro di noi; tante vite, e non una; come si può desumere
dalle continue discussioni che se ne fanno e che nascono dal non voler
credere appunto questo, che siamo noi a dar questa vita.
do not allow it to consist of either permanently or move
forever.
If the life that always moved, there would never:
if it consisted forever, it would move more.
And the life you have and which consists moves.
ALL and ALL is the summary of two artistic lives, more
like the synthesis of two different lives that become one, as when two rivers,
snaking through the roughness of an independent territory, converge in the
valley, towards a common epilogue - not predetermined - expanding its courses
and adding their currents.
ALL and ALL is the epigenesis of an ordinary and
immediate action that recognizes in making art the leading priorities of life;
concived as a need to semplify and real understand the reason for the
existence. ALL and ALL is the essence of
life and being infused with creative acts marking the transition, summing up
experiences and the artists past to draw a fluid and dense web of plots,
overlapped as tree branches. ALL and ALL recall the contaminating existential
meanings which become contaminated at the same time, finally modifying
themselves, they are the result of a repeated
and essential research that needs to remaine grasped to its history and
aim at being a summary and an elaboration of elements found on the way, then
added up with others truts, sometimes absolute, sometimes partial, anyway
required to shed light on the next leg of this journey.
The simple action that lies on the canvas is the
observation of the immediates complexity and include and arrange the attempts
to decrease asymmetries between spheres of the ego, the coexistence of thesis
and antithesis, the union of the most obvious forms of reality and of the
Orphic inacessibile mysteries. A project whose communicative tension is based
on the coexistence of extremes, creating a dialogue between the Alice utopian
innocence (exit Wonderland) and stands out on the unfinished painting of a
world in decay with the obvious brutality of a camera and 'humanity stereotyped
in their vices in which look mirror and recognize.
The dialogue between Adolfina and Antonello become more
intense with breaks that bring the analysis beyond the visual, far from a
dogmatic reply that the canvas is not able to show but hide between the
elements, adapts by the white and highlighted by few other colors such as red
and black that bring attention to places where you can see the narrative text
of these towels home.
The need for a return to
Nature is (or rather the search for biological redemption response to
transients and discordants conflict of the mind), enunciated by a few important
elements; tree, water, fire, wax, blood to invoke a primordial germ for
brodcast the intensity over the duration of the short-lived organic instruments
at its disposal to locate and grow their morphology always uncertain because
due there are many social and cultural variables.
The Joseph Beuys' s doctrine
with the Richard Wollheim's theories often come to light. They bring back the
analysis of the unexpected object, placed inside an 'other' context to awaken
the iconic spirituality releve it from burden of matter changing the idea with
and making it ideal in each critical action like some prayers.
In the end, there is a
personal reworking of artistic language in which the forms become poor
attitudes and fluxus action becomes
limited to the time of its manifestation, regardless of the achievement of an
aim.
Each performative act is
considered and researched, but the execution glimpse the embryonic form of an
idea. The analytical development follows performance of the empirical life
through unknown segments (the path that leads to childhood, to travel, to
write) with the adaptive tension of a body to the unknown real space of the
world, to overcome fears, to tear each form of violence and turn it into an
aesthetic reflection - sometimes utopian - aimed at the cauterization of
intellectuals wounds and the proposed new forms of peaceful and harmonious
coexistence between man, environment and history.
Each performative act is also
the sum of beats and breaths, drama in life or life in the theater, knowing
that the result of simple actions is a complex novel and art is not only a
cathartic act, rather than cognitive and investigative. The folds of the paper
boats with which Adolfina evokes the carefree child or the ripples of waxed or
coated surfaces of Antonello that allude to the fragility of every living
structure seemingly solid and incorruptible and represent, in the same way, the
wrinkles of the skin marked by strain (as a value) of the error and personal
improvement.
The folds and ripples seem to
leave to catch a glimpse of a moment, a truth that never emerges remains a
prisoner of this works and giving them a glowing and mystique aurea. A minimal
and imperceptible sign is realized on the white canvas or on the wall in a
vacuum part of the environment of the garden filling, never saturate or determine, the exhibition site with
respect and sacredness. The viewer is led to the same privacy that when
addressing the sacred dogmas with a confident gesture and creed.
The ornate elegance that
characterize the artists's language hide latent pains and suspend them in the
moment when the life intercept the art and each details, also the little one,
become essential. Logical thread can be find between parts of life connect with
the time line and loves, as if in the precarious equilibrium between oblivion
and memory of the tragic feeling there might be the only possible dimension,
forever.
The
performative act seems to want to throw in our untapped potential bringing our
passive presence at the place and time where everything happens, or
paradoxically, has already happened. Alludes to the duality of a unique and and
infinite esperience, aimed at ensuring the survival of the artwork, as claimed
by Luigi Pirandello through the words of Dr. Hinkjuss: if removed from the
fixity of its form, dissolving this form within us moving life, giving us life,
from time to time different and varies from one to another of us; many lives,
and not one; as can be seen by the constant discussions that if they do and do
not want to believe that arise from this fact, that we give in this life.
in collaborazione con il
Comune di Scorzè
presenta
Adolfina De Stefani
Antonello Mantovani
ALL and ALL
a cura di
Gaetano Salerno
in collaborazione con
Si inaugura sabato 27 settembre 2014, presso gli spazi espositivi di Villa Orsini di Scorzé (via Roma, 53;
presentazione critica ore 19.00), ALL and ALL, doppia personale degli artisti Adolfina De Stefani e
Antonello Mantovani.
La mostra, visitabile fino a domenica 12 ottobre 2014 (vedi scheda evento allegata) è curata dal critico
d’arte Gaetano Salerno e realizzata dal Circolo Culturale Scorzè in collaborazione con Segnoperenne e
con il Comune di Scorzé.
ALL and ALL presenterà al pubblico gli artisti Adolfina De Stefani e Antonello Mantovani, coppia di pittori,
scultori e performer che, trasferendo nella sfera dell’arte la stessa complicità e intesa espressiva
raggiunta nella quotidianità e nell’osservazione del quotidiano, rappresentano oggi una delle più
interessanti esperienze artistiche di ricerca presente sul territorio nazionale, ampiamente conosciuti ed
esposti in Italia e all’estero, in occasione d’importanti eventi artistici internazionali.
La mostra, attraverso una selezione critica ragionata del lavoro dei due artisti relativa all’ultimo
decennio, curata dal critico d’arte Gaetano Salerno, farà conoscere al pubblico la profonda ricerca sia
individuale sia sinergica di coppia, condotta con rigore sui temi dell’esistenza e della spiritualità,
testimoniata da una raffinata e copiosa produzione di dipinti, oggetti scultorei e installativi e interventi
performativi e teatrali, attraverso i quali riconsiderare e interpretare, nell’azione diretta del corpo (e non
solo nella visione e nelle immagini che di quest’articolato viaggio artistico assumono oggi il valore critico
di puntuale documentazione visiva), un complesso pensiero filosofico e speculativo.
Oltre alle opere scelte per l’evento (pitture, sculture, mixed media) gli artisti riproporranno, durante il
periodo di apertura della mostra, tre significative performance che hanno accompagnato, fino ad
oggi, il loro cammino artistico, per conferire così all’evento espositivo di Scorzè il valore di un percorso
culturale antologico nella lunga e intensa attività culturale svolta dagli artisti nel campo delle arti
contemporanee.
Le performance saranno così programmate:
-
- sabato 27 settembre 2014 (ore 19.30 - inaugurazione): performance VISIBILE/INVISIBILE
-
- domenica 05 ottobre 2014 (ore 18.30): performance OMAGGIO A BEUYS
-
- domenica 12 ottobre 2014 (ore 18.30 - finissage): performance LE DÉJEUNER SUR L'HERBE
Adolfina De Stefani consegue la laurea in Architettura a Venezia e insegna per anni al Liceo Artistico di
Padova. Attiva nel campo artistico già dalla seconda metà degli anni ‘60, partecipa ed espone in collettive e
personali in Italia e all’estero come pittrice, scultrice, performer. La sua ricerca si basa sulla sperimentazione di
materiali quali il vetro, l’acciaio, il plexiglass al fine di creare e reinventare ironicamente oggetti di uso
quotidiano, utilizzando forme della natura. Antonello Mantovani consegue il diploma presso l’Accademia di
Belle Arti di Bologna e insegna Discipline Pittoriche al Liceo Artistico di Rovigo. Inizia la sua carriera artistica
espositiva nei primi anni ‘80 partecipando a mostre collettive e realizzando numerose personali. Pittore,
scultore, performer crea le sue strutture ricercando materiali offerti dalla tradizione, come il vetro, che accosta
a materiali offerti dalla moderna tecnologia in un complesso gioco di rimandi linguisti e simbolici. La coppia
vive e lavora a Galzignano Terme (Padova) ma partecipa attivamente al dialogo artistico internazionale
prendendo parte ai più importanti circuiti culturali italiani ed esteri.
Come si evince dal testo critico Epigenesi di un’azione semplice scritto da Gaetano Salerno a proposito del lavoro dei due artisti “[...] ogni atto performativo è ponderato e ricercato eppure nell’esecuzione del gesto s’intravede la forma embrionale di un’idea il cui sviluppo analitico ricalca il dipanarsi empirico della vita stessa lungo sentieri inesplorati, la medesima tensione adattiva di un corpo allo sconosciuto |
spazio reale del mondo, lo scontro con le incongruenze e le brutalità sociali, per lacerare ogni forma di
violenza e mutarla in una riflessione estetica – a tratti utopica – atta alla riduzione delle asimmetrie
esistenziali, alla cauterizzazione delle ferite intellettuali, alla proposta di nuove forme di coesistenza tra
uomo, ambiente e storia [...]”.
|
Adolfina De Stefani e Antonello Mantovani saranno presenti a Villa Orsini in occasione della vernice di
sabato 27 settembre 2014 (introdotti dal critico d’arte Gaetano Salerno) e in occasione dei due
successivi momenti performativi di domenica 05 e domenica 12 ottobre 2014, giornata conclusiva
dell’esposizione.
SCHEDA EVENTO
titolo
ALL and ALL
artisti
Adolfina De Stefani e Antonello Mantovani
a cura di
Gaetano Salerno
in collaborazione con
Comune di Scorzè
organizzazione e comunicazione
Comune di Scorzè
Circolo Culturale Scorzè
Segnoperenne
inaugurazione
sabato 27 settembre 2014, ore 19.00
apertura
28 settembre – 12 ottobre 2014
martedì - mercoledì - venerdì - sabato - domenica
10.30 – 12.30 | 16.00 – 19.00
ingresso libero
Villa Orsini
Via Roma, 53
Scorzé | Venezia
info
www.adolfinadestefani.it
www.segnoperenne.it
info@segnoperenne.it
facebook/segnoperenne
twitter/segnoperenne
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