giovedì 24 agosto 2017

Giovanni Oscar Urso Linea di galleggiamento

Giovanni Oscar Urso
Linea di galleggiamento
testo critico a cura di Gaetano Salerno
“Je est un autre” Arthur Rimbaud (La lettera del Veggente, 1871)
Scrive il critico d’arte Gaetano Salerno del progetto Linea di galleggiamento: “Affrontare le nostre paure, accettare i nostri limiti, svestire le nostre incertezze come i nostri corpi dalle corazze degli abiti e liberare il limite fisico dalle barriere convenzionali per mostrarsi, privati delle sovrastrutture che inibiscono il rapporto (con se stessi e con l’altro da sé). Questo, in sintesi, il senso dell’azione artistica Linea di galleggiamento messa in atto da Giovanni Oscar Urso, progetto in fieri che riassume atto performativo, azione teatrale, indagine scientifica, poesia concettuale e si ripropone di rendere visibile un dato invisibile, di dare forma a uno stato mentale che nella vita quotidiana di ciascun individuo esiste sommerso e determina punti di vista, atteggiamenti, sensazioni, umori, comportamenti sociali.
La linea di galleggiamento è una marcata linea colorata che l’artista individua nei soggetti coinvolti nell’esperimento - posti frontalmente di fronte all’obiettivo della sua macchina fotografica per essere ritratti a figura intera e in scala reale - con la quale evidenzia, sulla pelle dei loro corpi nudi e ieratici, il personale livello teorico di benessere o malessere psico-fisico.
Prendere coscienza della sua esistenza diviene perciò il primo fondamentale passaggio per leggere la propria condizione, accettare la propria situazione ed eventualmente porvi rimedio, innescando, guidati dall’artista, processi auto- risolutivi e percorsi apotropaici orientati a una guarigione dell’animo.
Antropologia, sociologia, metapsicologia, ontologia si sommano così a formare una psicoterapia dell’essere che traduce in immagini veridiche (un campionario cioè di concrete evidenze) la leggera sostanza dell’anima, fornendo materia altrettanto concreta alla componente immateriale dello spirito.
Il progetto è in divenire; ogni inaugurazione arricchisce il corpus espositivo con nuovi lavori fotografici, tanti quanti gli individui presenti che accettano l’invito dell’artista a vivere attivamente l’evento performativo, divenendone parte e offrendo spontaneamente un campionario, variabile, dinamico e potenzialmente infinito, di personali stati dell’animo, allegoriche condizioni esistenziali, storie umane scritte nei segni, nelle rughe, nelle imperfezioni delle loro epidermidi offerte al pubblico come superficie testuale da decodificare.
Il breve e preliminare colloquio privato sostenuto con l’artista e la compilazione di schede (poste sotto forma di domande-stimolo) attraverso le quali riflettere sulla propria esistenza e valutare la propria percezione del sé in relazione alle questioni poste, forniscono lo spunto maieutico di auto-analisi che consente all’artista di

determinare il livello presunto di ciascuna personale linea di galleggiamento; i risultati relativi a ciascuna scheda rimangono comunque segreti, conosciuti solo alla persona coinvolta, la cui riflessione è intima, privata, inviolabile.
L’artista rifiuta il ruolo di demiurgo onnisciente, piuttosto diviene strumento meccanico - tanto quanto l’obiettivo fotografico che conferisce corpo al risultato finale - funzionale alle intime riflessioni individuali; a lui il compito di visualizzare il livello di galleggiamento e renderlo evidente, scevro da intromissioni critiche o coinvolgimenti emotivi. Impedendo così la nascita di transfert psicologici durante l’intero iter performativo viene garantita l’assoluta e necessaria oggettività all’esperimento sociale, limitando inoltre il rischio che il risultato finale possa risultare falsato o inficiato da uno scambio emozionale tra artista e pubblico.
La linea di galleggiamento, intesa come abilità resiliente dell’individuo di contrastare le avversità della vita, di non essere travolto dalle onde delle avversità, diventa così un tratto demarcato, evidente, dissonante; un segmento colorato, rosso o turchese, determinato e determinante che si staglia nitidamente sugli incarnati dei corpi, taglia netta la figura in due parti, individuando un sopra e un sotto, sancendo quanto spazio vitale ci rimane prima di immergersi in quel metaforico annegamento (“avere l’acqua alla gola” dice l’artista) al quale la società contemporanea, caratterizzata da malesseri e frustrazioni collettive, non sembra in grado di opporsi, priva di strategie di sopravvivenza efficaci e risolutive.
Emerge uno spaccato preciso di un patto sociale condiviso; ciascun individuo, seppur isolato dal gruppo dei pari e costretto dalle modalità esecutive del progetto ad una innaturale e coatta solitudine, è simultaneamente posto di fronte al giudizio fotografico e al giudizio del proprio gruppo di appartenenza (dal quale egli stesso proviene), divenendo soggetto e oggetto di un’indagine che vive, al di là delle variabili performative [...]”
a cura di :
Luciana Zabarella e Adolfina De Stefani testo critico a cura di : Gaetano Salerno

Inaugurazione sabato 1 luglio 2017 ore 18:30
apertura e orari dal mercoledì al venerdì 16.00 – 20.00 sabato e domenica 10.30 – 13.00 | 16:00 -20.00 Ingresso libero
www.cittadellarte.org
Via Rossignago | SPINEA -Venezia
LINEA DI GALLEGGIAMENTO di Giovanni Oscar Urso
zabluci@libero.it + 39 335 6933177 adolfinadestefani@gmail.com + 39 349 8682155
Oratorio di Santa Maria Assunta 

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